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Il Green Deal si riferisce ad una serie di politiche e programmi mirati ad affrontare minacce enormi per l’Europa e per il mondo, quali cambiamenti climatici e il degrado ambientale.

 

Per superare queste sfide, il Green Deal europeo ha l’obiettivo di trasformare l’UE in un’economia moderna, efficiente e competitiva sotto il profilo delle risorse, rispettando i seguenti traguardi:

  • Entro il 2050, l’Europa sarà il primo continente a impatto climatico zero, ovvero non saranno più generate emissioni nette di gas a effetto serra
  • Entro il 2030, almeno il 55% delle emissioni di Gas Serra saranno ridotte rispetto ai livelli del 1990
  • Entro il 2030, 3 miliardi di nuovi alberi saranno piantati nel UE

La Commissione europea ha adottato una serie di proposte per trasformare le politiche dell’UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità.

Tra queste: 

  • Transizione verso energie rinnovabili: Investimenti massicci nelle energie rinnovabili come solare ed eolica per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e mitigare il cambiamento climatico.
  • Efficienza energetica: Promozione di pratiche e tecnologie che riducono il consumo energetico, migliorando l’efficienza e riducendo le emissioni.
  • Infrastrutture sostenibili: Investimenti in infrastrutture che supportano il trasporto pubblico, la mobilità sostenibile e la resilienza climatica.
  • Creazione di posti di lavoro verdi: Creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e in settori correlati, contribuendo alla transizione verso un’economia più sostenibile.
  • Equità sociale ed economica: Considerazione degli impatti sociali ed economici delle politiche ambientali per assicurare che i benefici della transizione siano equamente distribuiti.

L’Italia ha un obiettivo importante: ridurre del 33% entro il 2030 le emissioni inquinanti rispetto ai livelli del 2005

Grafico: Fasi della decarbonizzazione (Impatto economico del percorso di decarbonizzazione in Italia)

(Fonte grafico deloitte.com )

Un traguardo a cui devono contribuire anche le piccole e medie imprese. Secondo i dati forniti da uno studio della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna), il 60% della CO2 emessa dal settore manifatturiero e delle costruzioni è riconducibile alle PMI. Parliamo di 16 milioni di tonnellate di CO2 derivante dal petrolio, che viene emessa ogni anno dalle industrie.

Per questo una PMI su due ha già puntato sull’energia verde e l’86% ha eseguito almeno un intervento dedicato all’efficientamento energetico. 

Secondo il rapporto GSE, la società che si occupa delle quote europee di emissione, l’Italia è al terzo posto in Europa per consumi complessivi da fonti di energia rinnovabili e uno dei paesi UE che sta raggiungendo gli obiettivi prefissati annualmente dagli accordi europei in ambito climatico.

(Fonti articolo wikipedia, CommissionEuropea)

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