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Negli ultimi due anni, svariati elementi tra cui le instabilità geopolitiche legate a guerra in Ucraina e in medio oriente, hanno portato ad una crisi energetica e a rivoluzionare il tema dell’energia

La sicurezza energetica, l’accessibilità economica e la competitività industriale sono ora punti critici, insieme a quello della sostenibilità.

Le prospettive della transizione energetica dipendono da molteplici variabili e interdipendenze. Le incertezze sull’evoluzione dei costi, la velocità del progresso tecnologico e gli sviluppi politici si traducono in un’ampia gamma di scenari possibili, in particolare per quanto riguarda le prospettive dei combustibili fossili.

E’ chiaro è che il percorso per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C appare sempre più impegnativo. Ciò nonostante, il mondo sta facendo progressi verso un futuro a zero emissioni, con una crescita record in settori quali le vendite di veicoli elettrici (EV) e le energie rinnovabili. Entro il 2040, si prevede che il solare e l’eolico insieme contribuiranno alla maggior parte del mix energetico mondiale.

Saranno necessari ingenti investimenti per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili e per fornire combustibili fossili sufficienti a integrare queste fonti. Si prevede che gli investimenti energetici totali aumenteranno da 1,5 trilioni di dollari nel 2021 a 2-3 trilioni nel 2040. Sebbene questo rappresenti un forte aumento, è probabile che i livelli di investimento rimangano stabili in proporzione al PIL.

È sempre più chiaro che la transizione energetica, indispensabile per ridurre le emissioni di gas serra, sia fatta di tanti piccoli step, in diversi settori: mobilità sostenibile, elettrificazione dei consumi domestici e aumento delle fonti rinnovabili, sono tutte facce della stessa medaglia. 

Grafico: Quota di energia da fonti rinnovabile nell’Unione Europea, 2021 (% per paese)

(Fonte grafico qualenergia.it )

Vediamo insieme alcuni dei trend che hanno segnato gli ultimi anni e che continueranno a plasmare il nostro futuro.

Elettrificazione dei consumi

Con il termine elettrificazione dei consumi si indica l’elettrificazione a livello dei consumi finali, andando quindi a completare la transizione energetica. L’esempio più esplicativo e immediato di elettrificazione dei consumi finali è quello costituito dalla caldaia elettrica. Se normalmente questo dispositivo viene alimentato a gas, la moderna caldaia può invece garantire il calore necessario senza l’utilizzo di combustibili fossili. O ancora, si pensi alle pompe di calore, ai termosifoni elettrici oppure ai piani cottura a induzione

Una società che spinge verso l’elettrificazione dei consumi, puntando quindi alla sostenibilità ambientale, ai costi minori e all’autonomia energetica, deve investire su nuovi edifici “full electric”, tali da contemplare l’elettricità come unica e sufficiente fonte di energia. Quello che sta accadendo nel mondo delle auto, dunque, deve avere luogo anche a livello dei nostri appartamenti, che saranno sempre più smart home

Volatilità dei prezzi

La prima cosa da fare per capire cosa stia succedendo è semplicemente osservare la domanda e l’offerta. 

Ciò che chiamiamo “crisi dei prezzi dell’energia”, è di fatto e banalmente una crisi legata alla scarsità di idrocarburi e in particolare di gas

Pur se molto differente tra una nazione europea e l’altra, il cosiddetto mix energetico dell’UE vede ancora le fonti fossili coprire complessivamente oltre il 70% del fabbisogno, con in particolare il gas in costante aumento rispetto a carbone e petrolio. 

E se è vero che nel prezzo finale pagato da industrie e consumatori finiscono ovviamente anche questioni più formali, come quelle legate a imposte, accise, incentivi e sussidi (oppure le nuove direttive UE sui costi delle emissioni di carbonio), il fatto è che a monte di tutto c’è un’oggettiva carenza di materia prima rispetto alla domanda.

La risposta degli analisti al perché la domanda sia attualmente così alta vede al primo posto la ripresa industriale post-pandemia, che è stata molto più rapida e più improvvisa del previsto. 

La maggiore domanda di gas ha però anche cause legate alla crisi climatica. I fenomeni meteo sempre più estremi, con inverni freddissimi seguiti da estati torride, portano per esempio a una maggiore richiesta di gas per riscaldamento d’inverno, ma anche di quello utilizzato per alimentare le centrali elettriche che fanno funzionare i climatizzatori d’estate. E proprio il fatto che le scorte nazionali di gas non siano state riempite durante l’estate, come prima avveniva regolarmente per prepararsi all’inverno successivo, è uno dei fattori dietro l’attuale carenza. 

A concorrere a questo fenomeno, vi sono anche shock geopolitici esterni che contribuiscono a rendere il costo dell’energia estremamente volatile. 

Negli ultimi mesi il prezzo del gas naturale sul mercato europeo all’ingrosso ha visto in certi momenti un aumento del 400%. Come prima cosa proprio per una normale questione di alta domanda e limitata offerta di una risorsa finita.

Grafico: Andamento del prezzo del gas al PSV negli ultimi anni

(Fonte grafico luce-gas.it )

Va infatti premesso che gli idrocarburi sono già complessivamente in calo. Il cosiddetto peak oil è stato superato e, indipendentemente dalle scelte ambientali, le riserve di gas e petrolio saranno d’ora in poi sempre di meno. In particolare per l’Europa pesa in questo senso il fatto che i giacimenti del Mare del Nord siano tra quelli più in declino, costringendo a una sempre maggiore necessità di ricorrere alla loro importazione.

Questo calo oggettivo delle riserve è ora accelerato dal calo degli investimenti. Mentre aumentano i costi per utilizzare riserve sempre più difficili da raggiungere, infatti, la necessaria tendenza globale ad abbandonare l’uso di combustibili fossili rende ogni investimento in quel settore ancora meno attraente. 

L’Europa in tutto questo si trova nella svantaggiata posizione di essere quasi interamente dipendente dalle importazioni. L’unico produttore rilevante europeo, la Norvegia, fornisce attualmente solo il 16% del gas consumato nel continente. La maggior parte, il 41% viene invece dalla Russia, mentre altri fornitori importanti sono l’Algeria, con il 7,6%, e il Qatar, con il 5,2%. Quest’ultimo peraltro ne avrebbe molto di più, ma come Stati Uniti, Australia e altri produttori, preferisce in genere esportarlo verso i più lucrativi mercati asiatici.

Grafico: Da dove è arrivato il gas in Italia (2022)

(Fonte grafico: today.it )

Insomma, non c’è bisogno di sottolineare come gli idrocarburi siano da sempre legati a fattori geopolitici, ma tra tutti i combustibili, il gas è forse uno di quelli più legati a queste tensioni politiche e militari, che agiscono anch’esse sulla sua disponibilità e sui prezzi. 

 

Fine del mercato tutelato

La fine del mercato tutelato è  fissata al 10 gennaio 2024 per il gas e al 1° aprile per l’elettricità

Per mercato tutelato si intendono quelle forniture di energia elettrica e gas naturale con prezzi e condizioni contrattuali definite dall’autorità per l’energia (Arera) destinate ai clienti finali di piccole dimensioni (quali famiglie e microimprese) che non hanno ancora scelto un venditore nel mercato libero. 

La normativa ha previsto il termine dei servizi di tutela, con un progressivo passaggio dal mercato tutelato a quello libero, perché nella generalità dei casi rimarrà l’unica modalità di fornitura. Gli operatori hanno già cominciato a mandare avvisi ai loro clienti per questo passaggio. 

Chi è già passato (o passerà nei prossimi mesi) al mercato libero non sarà interessato da alcun cambiamento. Gli altri (ad eccezione dei “clienti vulnerabili”) finiranno nel cosiddetto Servizio a Tutele Graduali.

Con il mercato libero di luce e gas, i clienti hanno la libertà di scegliere e la flessibilità di personalizzare la propria fornitura secondo le proprie esigenze.

Che cosa succede allora, nel concreto, a chi non è ancora passato al mercato libero? 

A partire dal 2024, ai clienti vulnerabili saranno applicate le condizioni economiche definite dall’Authority, mentre per i clienti non vulnerabili la cosa dipenderà dalle loro scelte. In pratica il fornitore attuale sarà tenuto a proporre a questi clienti un’offerta di mercato libero presente nel suo portafoglio: dovrà essere la più economica tra le offerte disponibili per i domestici. A questo punto i clienti potranno:

  • scegliere se aderire alla proposta del loro fornitore; 
  • scegliere un’altra offerta dello stesso fornitore, magari perché quest’ultima ha caratteristiche che loro preferiscono; 
  • cambiare fornitore scegliendo ovviamente una qualsiasi altra offerte del mercato libero;
  • oppure potranno non effettuare alcuna scelta: in questo caso sarà loro applicata l’offerta a prezzo variabile, con condizioni contrattuali uguali a quelle del mercato tutelato e un prezzo che segue il mercato all’ingrosso (si tratta delle offerte che l’Authority ha denominato PLACET).

Cosa accade ai clienti “vulnerabili”

Una norma del 2021 ha identificato delle categorie di clienti domestici meritevoli di particolare protezione. Rientra tra i clienti vulnerabili:

  • chi ha un’età superiore ai 75 anni; 
  • chi si trova in condizioni economicamente svantaggiate (ad esempio è percettore di bonus energia);
  • chi si trova in gravi condizioni di salute che richiedono l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche salvavita alimentate dall’energia elettrica o i soggetti presso i quali sono presenti persone che versano in tali condizioni;
  • chi è un soggetto con disabilità ai sensi della legge 104/92;
  • chi si trova in una struttura abitativa di emergenza a seguito di eventi calamitosi;
  • chi si trova in un’isola minore non interconnessa.

Se si rientra in una di queste categorie si è considerati “clienti vulnerabili”; in questo caso non è previsto alcun cambiamento. Il mercato tutelato continua a funzionare per i clienti vulnerabili, con lo stesso fornitore e con le medesime condizioni economiche.

(fonti Arera, rinnovabili.it, mercatoelettrico.org, infobuildenergia.it, mckinsey.it, green.it, treccani.it, ilsole24ore.com, enel.it, autoconsumo.it )

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